La depressione è un argomento che mi tocca da vicino, ecco perchè ho voluto approfondire la relazione tra nutrizione e depressione.
La mia famiglia, parecchi anni fa, è stata profondamente attaccata dalla depressione di mio padre. Io ero al primo anno di Università; penso ai miei primi esami, alla mia prima vera compagnia, all’amore vero che sbocciava e a casa un vero subbuglio. E’ stata brava la mia mamma, voleva tenere tutto sulle sue spalle, ma per me rimane un periodo disorientante da molti punti di vista. Le prime avvisaglie ci sono state anni indietro, l’inizio è coinciso con l’entrata nella fase della pensione, vi dico questo perchè tra gli amici di quartiere di mio padre, molti sono caduti nel baratro avvicinandosi a questa fase, vero che mi riferisco a molti anni fa, ma le stime prevedono un aumento di casi clinici. Fortunatamente gli studi sono aumentati e sono stati fatti grandi passi avanti.
La Depressione è una malattia multifattoriale
Non voglio fare la psicoterapeuta, ma solo per aiutare la comprensione vi dico che la depressione è dovuta a molti fattori genetici, fisiologici, ma anche fattori relativi all’ambiente in cui viviamo, chiamati FATTORI EPIGENETICI. Ci sono diverse forme di depressione, quello che mi ha coinvolto direttamente era la sindrome bipolare, dove si alternano fasi di eccitabilità a fasi profondamente depressive.
Un elevato livello di ormoni come l’ormone dello stress: il cortisolo, una minor disponibilità di serotonina (prodotta per la maggior parte nell’intestino) ed altri neurotrasmettitori, tra cui la dopamina che può avvenire in condizioni di stress cronico, sono modifiche correlate allo sviluppo di depressione. Un’alterazione dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene,ovvero l’asse dello stress, porta a modifiche della struttura del cervello deputata alla gestione delle emozioni e delle memorie emotive. Siamo ancora lontani dal conosce l’evolversi della malattia, ma dobbiamo fare il possibile comunque per attaccarla su più fronti.
Ad oggi la medicina tradizionale è efficace nella terapia farmacologica della Depressione, c’è comunque da tenere in considerazione questa natura multifattoriale che ci porta a prevedere un’azione anche sullo stile di vita del paziente, indicando delle strategie di supporto dell’organismo, affiancando quindi un insieme di correzioni di stili di vita e di parametri che possono essere importanti al fine di resistere alle diverse fasi della malattia.
Dobbiamo dare la possibilità al cervello di recuperare da tutti gli stimoli multitasking. Non dimentichiamoci di staccare il cervello.
Nutrizione e depressione possono essere correlate in qualche modo?
1) Alla base della malattia depressiva troviamo anche una patogenesi di tipo infiammatorio, nelle persone depresse aumenta lo stress ossidativo, che può accompagnare ad una Sindrome metabolica con tutte le sue conseguenze, la prima delle quali è una patologia cardiaca e vascolare. Ancora non si conosce l’ordine se ci sia prima infiammazione e poi depressione oppure avvenga il contrario.
In questi pazienti l’intestino aumenta la sua permeabilità (luky gut syndrome) con un conseguente rilascio di citochine infiammatorie, portando ad infiammazione sistemica
Meglio mangiare cibi con valenza antinfiammatoria e stare attenti a quelli altamente infiammatori. Possiamo attaccare lo stato infiammatorio generalizzato anche modulando le risposte allo stress tramite esercizi di concentrazione e rilassamento.
2) Studi su animali suggeriscono un ruolo del microbiota nella regolazione di ansia, tono dell’umore, capacità cognitive e dolore. Data per assodata l’esistenza dell’asse microbiota-intestino-cervello quindi, la modulazione del microbiota potrebbe rivelarsi una strategia efficace per lo sviluppo di nuove terapie nel trattamento dei disordini del sistema nervoso centrale.
Alcuni studi avvalorano l’ ipotesi che esista una correlazione tra Nutrizione e Depressione, uno di questi mette in correlazione lattobacilli e miglioramento della condizione di depressione.
Lo studio randomizzato in doppio cieco, ha coinvolto 44 pazienti adulti affetti da IBS e da forme lievi o moderate di ansia o depressione. I pazienti sono stati seguiti per dieci settimane e divisi in due gruppi: metà dei partecipanti ha ricevuto una dose giornaliera di Bifidobacterium longum, la restante metà ha ricevuto un placebo.
Alla sesta settimana di studio, il 64% dei pazienti che assumevano il probiotico ha riportato punteggi più bassi sulla scala HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale): nel gruppo di controllo, soltanto il 32% dei pazienti ha registrato miglioramenti paragonabili. Lo studio, il primo del suo genere su questo argomento, porta nuove prove a sostegno dell’ipotesi che microbiota intestinale e cervello siano in stretta correlazione. (preso dal sito www.microbiota.com)
Da tutto ciò deriva che avere cura dell’intestino, modificando la dieta nel modo corretto e se necessario supportando ciclicamente con pro e prebiotici, può avere un significato come supporto ad un più globale intervento sia preventivo che di cura per la Depressione.
3) Negli ultimi anni sono state effettuate numerosissime ricerche scientifiche sul ruolo della Vitamina D in diverse patologie neurologiche. Nelle persone depresse si riscontra un basso livello sierico di questa vitamina e molti studi stanno cercando di valutare se questi bassi livelli di Vitamina D possono essere correlati allo sviluppo di Depressione. In effetti, recettori per questa sostanza sono presenti nel cervello e, in studi su animali, si è dimostrato il ruolo della vitamina D nei processi di sviluppo neurologico verosimilmente dovuto alla regolazione di fattori neurotrofici. Ciò non significa comunque che solo mediante un’integrazione di vitamina D si potrà curare la depressione.
Elementi utili nella depressione, vi faranno capire quanto è vera la relazione nutrizione e depressione
Segui una vera dieta mediterranea: è associata ad un rischio negativo https://www.nature.com
Assicurati che nella dieta siano presenti anche alimenti ricchi di:
Zinco e selenio: modulano la trasmissione degli impulsi nervosi. Bassi livelli possono portare a stati depressivi. Zinco: fagioli, noci, piselli, mandorle, semi di sesamo, semi di zucca, semi di girasole, semi di papavero, semi di senape, ribes nero, cereali integrali . Selenio: ostriche e crostacei, avena, carni (tacchino) , uova, formaggi (Grana), cereali, noci brasiliane, semi senape.
Cromo: ha un ruolo importante nell’aumentare i livelli di serotonina e melatonina che aiutano a regolare le emozioni e contribuisce ad un sensazione di felicità. Lo si può trovare maggiormente nei broccoli, nell’uva, nelle patate e nella carne di tacchino.
Folato, o vitamina B9: aiuta il corpo a sintetizzare nuove cellule e contribuisce a regolare la serotonina. Bassi livelli di folato possono provocare stanchezza e si associano a stati depressivi. Lo si trova in verdure a foglia verde come spinaci, asparagi, cavolini di Bruxelles, nei legumi e nel fegato. La forma attiva è il metilfolato: infatti l’acido folico per essere utilizzato ha bisogno di essere trasformato in questa forma dall’enzima MTHFR.
Ferro: è importante per la funzionalità cognitiva e cerebrale. Bassi livelli provocano fatica e depressione. In caso di perdite ematiche importanti si ha una ripercussione anche sull’umore: questo stato carenziale sembra responsabile della depressione post parto. Qui trovate delle informazioni più dettagliate sul ferro.
Magnesio: gioca un ruolo importante nello sviluppo della serotonina . Una sua carenza può provocare irritabilità, affaticamento, confusione mentale e predisposizione allo stress. Si trova in mandorle, spinaci e noccioline.
Vitamina B12: è fondamentale per la formazione e il buon funzionamento del sistema nervoso, bassi livelli possono avere un peso in disturbi come difficoltà di ragiona, mento, paranoia e depressione. La vitamina B-12 si trova soprattutto negli alimenti di origine animale e in particolare nel fegato e interiora in genere, nelle carni, uova, formaggio stagionato come il Grana Padano DOP, uova di pesce e pescato in genere.
Acidi grassi Omega 3 Gómez-Pinilla autore dell’articolo che vi ho inserito qui, dice che supporta la plasticità sinaptica e sembra essere legato positivamente all’espressione di parecchie molecole che si trovano nelle sinapsi correlate alla memoria e all’apprendimento.
Tutte queste molecole si trovano anche sotto forma di integratori alimentari, utili nel connubio nutrizione e depressione, ma integra la tua alimentazione dopo aver consultato il medico.
Sottolineo anche l’importanza di:
S-adenosilmetionina Opera in stretta connessione con acido folico e vitamina B12 nelle reazioni di metilazione: riesce ad aggiungere in modo molto efficiente un singolo gruppo metile ad un’altra molecola. Queste reazioni di metilazione sono di importanza critica per molti componenti dell’organismo, specialmente nella chimica del cervello e nelle reazioni di disintossicazione.
Metilfolato: la forma attiva dell’acido folico, utile soprattutto nelle persone che presentno dei polimofrismi che causano una ridotta produzione dell’enzima MTHFR che rende impossibile la conversione dell’acido folico nella sua forma utilizzabile.
Vitamina D andiamo a ricercare quanta Vitamina D abbiamo a disposizione e se la troviamo insufficiente o solo sufficiente iniziamo ad integrarla almeno durante i mesi con lunghi periodi di buio.
Esporsi alla luce del sole
Eseguire attività fisica
Ho voluto partire dalla patologia per arrivare alla prevenzione, com’è nel mio stile. Visto che non è possibile curare la Depressione cerchiamo di prevenirla per quanto possibile mettendo in atto terapie e strategie terapeutiche che si occupino sia della mente che del corpo.
Sarris J., Murphy J., Mischoulon D., Papakostas G.I., Fava M., Berk M. Adjunctive nutraceuticals for depression: a systematic review and meta-analyses. Am. J. Psychiatry. 2016;173(6):575–587
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